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Ritorna Yuyu, Giuditta Guizzetti, con un libro, Il cucchiaio è una culla

A molti il nome Giuditta Guizzetti non dice assolutamente nulla, eppure dietro quel nome si nasconde una cantante da milioni di dischi venduti. Il suo cavallo di battaglia? Non petit garcon, parliamo di Yuyu, la 32enne bergamasca che proprio in questi giorni è tornata alla ribalta con un suo libro autobiografico, Il cucchiaio è una culla, che sta riscuotendo un enorme successo tra i giovani. (Video alla fine del Post)Giuditta intervistata dal settimanale oggi, racconta la sua agghiacciante vicenda, il successo, la malattia,

“La mia storia è iniziata come una fiaba. Sono entrata in un castello incantato e sono finita prigioniera di un male diabolico. Lavoravo come hostess, nel 2002 feci un provino per una casa discografica. Canto Mon petit garcon: il motivo è orecchiabile e finisce in uno spot Lancia con Eva Herzigova. Arriva in testa alle classifiche e divento il fenomeno Yuyu. Mi chiamavano dappertutto, vivevo in un sogno. Poi cantai Bonjour bonojur, un altro botto”.

Purtroppo da quel momento la favola Yuyu stava per tramontare,

“A quel punto fui mollata da tutti, a cominciare dalla casa discografica. Dopo avermi succhiato anche il sangue dalle vene mi hanno gettato via. Non avevo niente: nè lavoro, né soldi, né l’aiuto di qualcuno. Un anno prima avevo il mondo ai miei piedi. Sono crollata. Ho tentato il suicidio con un cocktail di alcolici e barbiturici. E sono scivolata nell’anoressia”.

Giuditta Guizzetti non si rispermia entrando in alcuni terribili particolari,

“Non mangiavo perché ero divisa tra la volontà di scomparire e quella di apparire. Sei felice perché vedi che il tuo corpo si riduce, vedi la lancetta della bilancia che scende a 39,38,37. Ma allo stesso tempo lanci un sos, fai sapere al mondo che hai bisogno di attenzione, di affetto, di tutto”.

Giuditta perdeva peso a vista d’occhio, un chilo ogni tre giorni, i genitori, il fratello Piero e il ragazzo Patrick cercano in ogni modo di farla uscire dal tunnel,

“O ti ricoveri o muori”

Una terribile sentenza che sveglia Yuyu dal “torpore”,

“Sono entrata in cura a Todi e ne sono uscita dopo quattro mesi”.

Ora è lecito chiederso se un giorno rivedremo Yuyu cantare, lei mette subito i paletti e afferma,

“Non credo. Allora Yuyu si è servita di Giuditta. Oggi è Giuditta che si serve di Yuyu”.